venerdì 21 febbraio 2014

LE MENZOGNE SULLA CRISI UCRAINA RACCONTATE DALLA GRANDE STAMPA OCCIDENTALE






In Ucraina, fascisti, oligarchi e l'espansionismo occidentale sono al centro della crisi. La storia che ci è stata raccontata sulle proteste che stringono Kiev in una morsa hanno solo un rapporto sommario con la realtà.


Di Seumas Milne


The Guardian , Mercoledì 29 Gennaio 2014 20.31 

' La crisi ucraina ha il potenziale per attirare potenze esterne e condurre a uno scontro strategico . ' 



Siamo stati qui prima. Gli ultimi due mesi di proteste di piazza in Ucraina sono stati riprodotti attraverso i media occidentali secondo un copione ben collaudato. Gli attivisti pro-democrazia stanno combattendo un governo autoritario. I manifestanti chiedono il diritto di essere parte dell'Unione europea. Ma il presidente russo Vladimir Putin ha posto il veto alla loro possibilità di libertà e prosperità.

È una storia che abbiamo sentito in una forma o nell'altra ancora e ancora - non ultima la rivoluzione arancione in Ucraina un decennio fa appoggiata dall’occidente. Ma questo ha solo un rapporto sommaria con la realtà. L’adesione all'Unione europea non è mai stata - e molto probabilmente non lo sarà mai - offerta all'Ucraina. Come in Egitto lo scorso anno, il presidente che i manifestanti volevano deporre è stato eletto in una elezione giudicata dagli osservatori internazionali leale. E molti di quelli che sono nelle strade non sono affatto molto appassionati  alla democrazia.

La maggior parte dei giornalisti non dirà mai che i nazionalisti di estrema destra e i fascisti sono stati al centro delle proteste e degli attacchi contro gli edifici governativi. Uno dei tre principali partiti di opposizione alla testa della sommossa è quello di estrema destra antisemita Svoboda, il cui capo Oleh Tyahnybok sostiene che una "mafia ebraico-moscovita" controlla l’Ucraina. Ma il senatore americano John McCain era felice di condividere il palco con lui a Kiev il mese scorso. Il partito, che ora scorazza nella città di Lviv, ha guidato una marcia di 15.000 persone  munite di fiaccole all'inizio di questo mese in memoria del leader fascista ucraino Stepan Bandera, le cui forze combatterono con i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e parteciparono a massacri di ebrei.

Così, nella settimana che la liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa è stata commemorata come giorno della memoria dell'Olocausto, i sostenitori di coloro che hanno contribuito al genocidio sono salutati dai politici occidentali per le strade dell'Ucraina. Ma Svoboda è stato ora aggirato nelle proteste da gruppi ancora più estremi, come " Settore Destro", che richiede una "rivoluzione  nazionale" e minaccia una "guerriglia prolungata".

Il tempo si restringe per l'UE, che ha spinto l'Ucraina a firmare un accordo di associazione che offre prestiti per l'austerità, come parte di un’azione guidata dalla Germania per aprire l'Ucraina alle aziende occidentali. È stato l'abbandono di Viktor Yanukovich dell'opzione UE - dopo che Putin aveva offerto un piano di salvataggio di $ 15 miliardi - che ha scatenato le proteste.

Ma gli ucraini sono profondamente divisi riguardo sia l'integrazione europea e sia le proteste - in gran parte lungo un asse tra la maggioranza di lingua russa ad est e a sud (dove il partito comunista ha ancora un sostegno significativo), e l’Ucraina occidentale tradizionalmente nazionalista. L’industria a est dipende dal mercato russo che sarebbe schiacciato dalla concorrenza dell'UE.

È questa breccia storica nel cuore dell'Ucraina che l'Occidente ha cercato di sfruttare per ridurre l'influenza russa fin dal 1990, tra cui un tentativo concertato di attirare l'Ucraina nella Nato. I leader della rivoluzione arancione sono stati incoraggiati a inviare truppe ucraine in Iraq e in Afghanistan come dolcificante .

L’espansione verso est della NATO fu fermata dalla guerra georgiana del 2008 e, in seguito, dall'elezione di Yanukovich su una piattaforma di non allineamento. Ma ogni dubbio, che lo sforzo dell'UE di corteggiare l'Ucraina sia strettamente connesso con la strategia militare occidentale, fu dissipato oggi dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che ha dichiarato che il patto abortito con l'Ucraina sarebbe stato "una spinta importante per la sicurezza euro-atlantica".

Questo ci aiuta a spiegare perché i politici come John Kerry e William Hague sono stati così feroci nella loro condanna della violenza della polizia ucraina - che ha già fatto parecchi morti - pur mantenendo tale sistema studiato per l'uccisione di migliaia di manifestanti in Egitto dal colpo di stato dello scorso anno.

Non che Yanukovich potrebbe essere scambiato per qualsiasi tipo di progressista. È stato sostenuto a spada tratta da oligarchi miliardari che hanno preso il controllo delle risorse e delle società privatizzate dopo il crollo dell'Unione Sovietica - e di fondi dei politici dell'opposizione e dei manifestanti allo stesso tempo. Infatti, un'interpretazione dei problemi del presidente ucraino è che gli oligarchi hanno avuto abbastanza favori concessi a un gruppo di parvenu conosciuto come "la famiglia".

È la rabbia verso questa corruzione grottesca e la disuguaglianza, la stagnazione economica dell'Ucraina e la povertà che hanno portato molti ucraini semplici ad unirsi alle proteste - così come all’oltraggio verso la brutalità della polizia. Come la Russia, l'Ucraina era ridotta ad un pezzente dalla terapia d'urto neoliberista e dalla privatizzazione di massa degli anni post-sovietici. Più della metà del reddito nazionale del paese è stato perso in cinque anni ed è ancora completamente da recuperare.

Ma né l'opposizione e né i principali capi della protesta offrono alcun tipo di vera alternativa, figuriamoci una sfida per l'oligarchia che ha l'Ucraina stretta nella sua morsa. Yanukovich ha fatto ora concessioni radicali ai manifestanti: licenziare il primo ministro, invitare i capi dell'opposizione a unirsi al governo ed eliminare le leggi anti - protesta passate all'inizio di questo mese.

Se questo calma o alimenta l'agitazione sarà chiaro abbastanza presto. Ma il rischio della diffusione del conflitto –gli esponenti politici hanno messo in guardia da una guerra civile - è grave. Ci sono altre misure che potrebbero contribuire a disinnescare la crisi: la creazione di un governo di ampia coalizione, un referendum sulle relazioni con l'UE, il passaggio da un sistema presidenziale a uno parlamentare ad ed una maggiore autonomia regionale.

Il crollo dell’Ucraina non sarebbe una questione puramente ucraina. Insieme alla sfida emergente della Cina al dominio degli Stati Uniti dell'Asia orientale, la crisi ucraina ha il potenziale per attirare potenze esterne e portare a uno scontro strategico. Solo gli ucraini potranno  superare questa crisi. Continuare con le interferenze esterne è insieme provocatorio e pericoloso.

(La traduzione è mia)

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ENGLISH VERSION


In Ukraine, fascists, oligarchs and western expansion are at the heart of the crisis
The story we're told about the protests gripping Kiev bears only the sketchiest relationship with reality

By Seumas Milne

The Guardian, Wednesday 29 January 2014 20.31 

‘The Ukrainian faultine has the potential to draw in outside powers and lead to a strategic clash.' 



We've been here before. For the past couple of months street protests in Ukraine have been played out through the western media according to a well-rehearsed script. Pro-democracy campaigners are battling an authoritarian government. The demonstrators are demanding the right to be part of the European Union. But Russia's president Vladimir Putin has vetoed their chance of freedom and prosperity.

It's a story we've heard in one form or another again and again – not least in Ukraine's western-backed Orange revolution a decade ago. But it bears only the sketchiest relationship to reality. EU membership has never been – and very likely never will be – on offer to Ukraine. As in Egypt last year, the president that the protesters want to force out was elected in a poll judged fair by international observers. And many of those on the streets aren't very keen on democracy at all.



You'd never know from most of the reporting that far-right nationalists and fascists have been at the heart of the protests and attacks on government buildings. One of the three main opposition parties heading the campaign is the hard-right antisemitic Svoboda, whose leader Oleh Tyahnybok claims that a "Moscow-Jewish mafia" controls Ukraine. But US senator John McCain was happy to share a platform with him in Kiev last month. The party, now running the city of Lviv, led a 15,000-strong torchlit march earlier this month in memory of the Ukrainian fascist leader Stepan Bandera, whose forces fought with the Nazis in the second world war and took part in massacres of Jews.

So in the week that the liberation of Auschwitz by the Red Army was commemorated as Holocaust Memorial Day, supporters of those who helped carry out the genocide are hailed by western politicians on the streets of Ukraine. But Svoboda has now been outflanked in the protests by even more extreme groups, such as "Right Sector", who demand a "national revolution" and threaten "prolonged guerrilla warfare".

Not that they have much time for the EU, which has been pushing Ukraine to sign an association agreement, offering loans for austerity, as part of a German-led drive to open up Ukraine for western companies. It was Viktor Yanukovych's abandonment of the EU option – after which Putin offered a $15bn bailout – that triggered the protests.

But Ukrainians are deeply divided about both European integration and the protests – largely along an axis between the largely Russian-speaking east and south (where the Communist party still commands significant support), and traditionally nationalist western Ukraine. Industry in the east is dependent on Russian markets, and would be crushed by EU competition.

It's that historic faultline at the heart of Ukraine that the west has been trying to exploit to roll back Russian influence since the 1990s, including a concerted attempt to draw Ukraine into Nato. The Orange revolution leaders were encouraged to send Ukrainian troops into Iraq and Afghanistan as a sweetener.

Nato's eastward expansion was halted by the Georgian war of 2008 and Yanukovych's later election on a platform of non-alignment. But any doubt that the EU's effort to woo Ukraine is closely connected with western military strategy was dispelled today by Nato's secretary general, Anders Fogh Rasmussen, who declared that the abortive pact with Ukraine would have been "a major boost to Euro-Atlantic security".

Which helps to explain why politicians like John Kerry and William Hague have been so fierce in their condemnation of Ukrainian police violence – which has already left several dead – while maintaining such studied restraint over the killing of thousands of protesters in Egypt since last year's coup.

Not that Yanukovych could be mistaken for any kind of progressive. He has been backed to the hilt by billionaire oligarchs who seized control of resources and privatised companies after the collapse of the Soviet Union – and fund opposition politicians and protesters at the same time. Indeed, one interpretation of the Ukrainian president's problems is that the established oligarchs have had enough of favours granted to an upstart group known as "the family".

It's anger at this grotesque corruption and inequality, Ukraine's economic stagnation and poverty that has brought many ordinary Ukrainians to join the protests – as well as outrage at police brutality. Like Russia, Ukraine was beggared by the neoliberal shock therapy and mass privatisation of the post-Soviet years. More than half the country's national income was lost in five years and it has yet fully to recover.

But nor do the main opposition and protest leaders offer any kind of genuine alternative, let alone a challenge to the oligarchy that has Ukraine in its grip. Yanukovych has now made sweeping concessions to the protesters: sacking the prime minister, inviting opposition leaders to join the government and ditching anti-protest laws passed earlier this month.

Whether that calms or feeds the unrest will be clear soon enough. But the risk of the conflict spreading – leading political figures have warned of civil war – is serious. There are other steps that could help defuse the crisis: the creation of a broad coalition government, a referendum on EU relations, a shift from a presidential to a parliamentary system and greater regional autonomy.

The breakup of Ukraine would not be a purely Ukrainian affair. Along with China's emerging challenge to US domination of east Asia, the Ukrainian faultine has the potential to draw in outside powers and lead to a strategic clash. Only Ukrainians can overcome this crisis. Continuing outside interference is both provocative and dangerous.

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