martedì 18 marzo 2014



La NATO verso Est, la costruzione di un “Impero Romano” in Europa – 
FM Zivadin Jovanovic

21 febbraio 2014

                         

Il primo atto illegale della guerra di aggressione “umanitaria” della Nato, denominata “Operazione Deliberate Force” nel 1995, contro la Republika Srpska, che ha dato il via libera per attuare, successivamente, la spietata campagna aerea contro obiettivi civili nella Repubblica federale di Jugoslavia. Il fatto che alla Nato sia stato permesso di farla franca con questi atti di guerra d'aggressione e che gli architetti Usa-Nato siano stati autorizzati a mettere in atto tali scenari, ha incoraggiato ancora di più l'“alleanza” ed ha portato alla sua recente espansione globale ed a decine di “cambi di regime” e “guerre per il controllo delle risorse”, mascherati da “guerre umanitarie”. Lo scenario è pressoché identico ogni volta e sta verificandosi attualmente in Ucraina. Per il 15 esimo anniversario dell'aggressione alla Jugoslavia, in un'intervista esclusiva, alla Voce della Russia ha parlato l'ultimo ministro degli Esteri della Repubblica federale di Jugoslavia, Zivadin Jovanovic. Qui è John Robles, sto parlando con Zivadin Jovanovic. Egli è l'ex-ministro degli Esteri della Repubblica federale di Jugoslavia e presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali. Questa è la prima parte di un colloquio più lungo. Potete trovare il testo di questa intervista sul nostro sito web voiceofrussia.com



PARTE 1

Robles: Salve signor Jovanovic! Come sta questa sera?

Jovanovic: Bene, John! Sono lieto di poter parlare con Voice of Russia!

Robles: Grazie! Ed è un piacere per me parlare con lei. Ho letto un sacco di suoi lavori. Dato il suo background di ministro degli Esteri della ex-Jugoslavia, lei era ministro degli Esteri durante gli sconvolgimenti e le rivoluzioni avviate dagli stranieri che hanno distrutto il Paese. Può  raccontarci  magari qualcosa che ancora non sappiamo, e darci le sue opinioni su quello che sta accadendo in Ucraina e in Bosnia, ecc.?

Jovanovic: Beh, vorrei ricordare che l'accordo per la cessazione delle ostilità in Bosnia-Erzegovina, firmato a Dayton, fu raggiunto nel 1995 e la figura-chiave per arrivare all'accordo di pace in Bosnia fu Slobodan Milosevic, allora presidente della Repubblica di Serbia ed in seguito presidente della Repubblica federale di Jugoslavia.

Vorrei dire che il suo ruolo di fattore di pacificazione nei Balcani fu a suo tempo ampiamente riconosciuto. In effetti, nessuno degli altri leader delle ex-repubbliche jugoslave ha contribuito al raggiungimento della pace nel conflitto civile bosniaco come ha fatto Slobodan Milosevic. Questo è stato più volte affermato alla Conferenza di Parigi che segnò formalmente la firma degli accordi di pace ed è stato salutato dai presidenti degli Stati Uniti, della Francia e di molti altri Paesi.

Ma ora sappiamo che a Dayton gli americani volevano anche discutere il problema della provincia meridionale serba del Kosovo Metohija. E volevano includere questo nell'agenda dei negoziati di Dayton. Slobodan Milosevic e la delegazione jugoslava rifiutarono decisamente tutto ciò, dicendo che se gli americani volevano discutere questioni riguardanti gli affari interni della Serbia in un congresso internazionale, loro non avrebbero accettato.

Così, di fronte a questo rifiuto di Slobodan Milosevic, gli americani e prima di tutto Richard Holbrooke e gli altri funzionari degli Stati Uniti accettarono di discutere solo di come raggiungere la pace in Bosnia-Erzegovina. E la pace è stata davvero raggiunta a Dayton.

Ma in seguito avevano bisogno di Milosevic nel processo di attuazione dell'accordo di pace di Dayton. Molti convegni e numerosi incontri si sono tenuti in tutta Europa: a Ginevra, a Roma, a Berlino, in varie altre capitali ed anche a Mosca si è discusso di come garantire l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton.

Per tutto questo tempo, la Jugoslavia e il presidente Milosevic sono stati necessari come fattore di pace chiave. Senza la Jugoslavia e il presidente Milosevic nessuno poteva immaginare di raggiungere l'attuazione dell'accordo di pace di Dayton. Ma questo è stato anche il periodo in cui la Jugoslavia fu liberata dalle sanzioni delle Nazioni Unite, che si basavano sull'accusa secondo cui la Jugoslavia stava commettendo un'aggressione durante il conflitto civile bosniaco.

Le sanzioni furono adottate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel maggio del 1992 e durarono fino al 1995, quando l'accordo di pace di Dayton fu raggiunto. Sono state poi, soppresse, prima sospese, e poi finalmente abolite. Ma gli Stati Uniti non abolirono le proprie sanzioni, il cosiddetto “muro esterno” delle sanzioni. Ciò significava che gli americani non consentivano alla Jugoslavia di rinnovare la sua adesione all'Osce, all'Onu, la propria posizione nella Banca mondiale, nel Fmi ed in molte altre organizzazioni internazionali.

Essi continuavano con questi metodi per la ragione che avevano altri piani. E non avevano affatto dimenticato che Slobodan Milosevic aveva rifiutato l'internazionalizzazione della questione interna del Kosovo Metohija.

Ed infatti, dopo il raggiungimento della stabilità in Bosnia-Erzegovina, quando Milosevic non era più un fattore necessario per raggiungere un risultato ottenuto, sollevarono la questione del Kosovo Metohija.

                                
Beh, loro non solo sollevarono una questione diplomatica, ma finanziarono, addestrarono ed organizzarono una milizia terroristica: la cosiddetta Uck. Non lo fecero, in realtà, solo gli Stati Uniti, ma anche alleati europei degli americani, come la Germania, la Gran Bretagna ed altri Paesi che furono molto collaborativi nel sostenere movimenti separatisti e la milizia terroristica Uck in Kosovo Metohija.

In tal modo, portando questo problema interno alla Serbia in sede internazionale, sono stati effettivamente provocati scontri sul territorio della Serbia. Molti poliziotti, molti insegnanti, molti soldati e molti lavoratori pubblici serbi sono stati uccisi nel 1997-1998. E così, nel 1998, il governo non ha avuto altra scelta che affrontare il terrorismo in aumento in Kosovo Metohija.

In quel periodo gli Stati Uniti cominciarono ad avviare trattative con Milosevic. Richard Holbrooke conduceva i negoziati. Vi erano cicli e cicli di negoziati. Per tutto il tempo si vide che gli Stati Uniti erano impegnati a sostenere il separatismo in Kosovo Metohija e ad umiliare la Serbia, costringendo Milosevic ad accettare varie condizioni che, in linea di principio, erano inaccettabili.

In questo modo, nel giugno 1998, l'amministrazione americana in sostanza riconobbe la milizia terroristica chiamata Uck come organizzazione di “liberazione”. Disponiamo di una testimonianza del colonnello inglese John Crosland, che era l'addetto militare britannico a Belgrado, che ha scritto un memorandum al Tribunale dell'Aja, affermando, tra l'altro, che nel giugno 1998 il presidente Clinton, Richard Holbrooke e Madeleine Albright avevano deciso di rovesciare Milosevic ed avevano considerato l'Uck come uno strumento adatto a concretizzare tale obiettivo. 

John Crosland disse: «Da questo momento in poi fu assolutamente irrilevante quello che pensavamo circa l'Uck, se fosse un'organizzazione terroristica o di liberazione, perché il “centro del potere” “aveva deciso che si trattava di un alleato».

Quest'organizzazione fu, in seguito, quando si verificò l'aggressione militare della Nato contro la Jugoslavia nel marzo 1999, la milizia terrestre della Nato. La Nato agiva dai cieli, l'Uck da terra.

Dunque, in realtà, vedemmo un certo periodo di preparazione, propedeutico a questa aggressione. I preparativi erano in corso per stigmatizzare il governo della Jugoslavia, dicendo che Milosevic non aveva collaborato, era imprevedibile ed autoritario. Tutta la rete di propaganda occidentale, di propaganda Nato, stava riprendendo quella che era la posizione del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office di Londra. La demonizzazione è stata la prima fase di preparazione del pubblico europeo ed internazionale a quello che sarebbe seguito dopo.

Poi misero in scena il cosiddetto massacro di civili albanesi a Racak, in Kosovo Metohija. A Racak ci fu un'operazione di polizia delle forze di sicurezza jugoslave contro le unità dell'Uck. Fu annunciato all'Osce e alla cosiddetta “comunità internazionale” che ci sarebbe stata un'operazione di sicurezza contro l'organizzazione terroristica.

Dunque, tutti in Kosovo Metohija e nell'ambito della “comunità internazionale” furono informati. E alcuni di loro avevano anche osservato direttamente, alcuni di loro avevano anche filmato l'operazione. Essa fu considerata una legittima operazione di forze governative contro il terrorismo.   

Tuttavia, l'ambasciatore americano Walker, che era a capo della missione Osce in Kosovo Metohija proclamò «E' stato un massacro di civili».

Questo fu il casus belli che spinse la Nato ad agire. E questo è il dettaglio di uno scenario che sarà ripetuto più volte.

Prima di questo si ebbe, in Bosnia, il cosiddetto incidente di Markale, quando i civili in coda davanti ad un panificio furono bombardati ed uccisi e le accuse furono subito indirizzate nei confronti dei serbi di Bosnia , mentre oggi abbiamo anche ex-militari della fazione musulmana di Izetbegovic, esperti russi ed altri esperti dell'Onu che sostengono che non vi fosse alcuna prova circa il coinvolgimento della parte serba in questo evento. Tutti questi esperti oggi dicono che i musulmani si erano auto-inflitti questa strage al fine di attribuirla al “nemico” serbo.

Abbiamo, in Siria, la polemica sul gas sarin, e così via.

Robles: Se potessimo, prima di mettere troppa carne al fuoco, perché ho un sacco di domande per lei, perché questa è esattamente la stessa cosa che hanno fatto in Libia, in Siria, in Ucraina, ora in Bosnia stanno cercando di farlo di nuovo, in Egitto... In ogni Paese che vogliono rovesciare fanno la stessa cosa. Danno sostegno a qualsiasi terrorista. In Ucraina stanno sponsorizzando neonazisti. Non importa, purché siano in grado di rovesciare il governo. In Medioriente stanno sostenendo Al Qaeda. In Libia ed in Siria questi sono terroristi di Al Qaeda. Sono d'accordo con lei al 100 per cento. Vorrei farle alcune domande. Se potesse, mi dia qualche dettaglio in più su... Era il ministro degli Esteri, sapeva quel che stava accadendo: perché e quando esattamente si è cominciato a parlare di Kosovo? Questo sembra essere il loro obiettivo iniziale – Kosovo – fin dall'inizio.

Jovanovic: Esattamente!

Robles: Perché?

Jovanovic: Beh, ho sempre detto fin dall'inizio che non si trattava di obiettivi regionali o locali. E' stata una questione di obiettivi geopolitici degli Stati Uniti e degli altri Paesi della Nato.

Recentemente, in una conferenza in Germania, mi è stato chiesto: «Quali sono state le ragioni geopolitiche dell'aggressione Nato sul Kosovo?».

Ho detto: «Beh, si tratta, prima di tutto, della realizzazione della politica di espansione della Nato verso l'Est. L'obiettivo era quello di fare del Kosovo una base per un'ulteriore espansione militare verso i confini russi».   

Sono stato anche schietto a dichiarare che vogliono avvicinarsi alle risorse della Siberia, alle risorse del Medioriente, al Bacino del Caspio e così via.

E le persone che mi avevano fatto la domanda rimasero in silenzio dopo le mie argomentazioni. E non avevano altre osservazioni. Penso che tutti si siano resi conto che noi comprendiamo integralmente l'essenza della strategia americana.

La strategia americana è stata presentata nell'aprile 2002, in occasione del vertice Nato di Bratislava. Possediamo un documento scritto del politico tedesco Willy Wimmer, che era presente a quel vertice Nato, in forma di relazione per l'allora cancelliere Gerhard Schroeder. Willy Wimmer, tra le altre cose, nella sua relazione cita che lo stratega americano informò gli alleati della Nato a Bratislava nell'aprile del 2000, riguardo al fatto che la strategia della Nato era quella di stabilire una situazione in Europa simile a quella dell'Impero romano ai tempi dell'apogeo della sua potenza.

Dunque, hanno detto che dal Baltico all'Anatolia avrebbe dovuto realizzarsi la stessa situazione dell'epoca dell'Impero romano. Ed hanno citato alcuni esempi concreti. Hanno detto che la Polonia avrebbe dovuto essere circondata da Paesi amici. La Romani e la Bulgaria avrebbero dovuto costituire un ponte verso l'Asia. E la Serbia avrebbe dovuto essere tenuta permanentemente ai margini dello sviluppo europeo. 

Quindi possiamo vedere che il Kosovo era il punto di partenza di una espansione militare verso l'Oriente. Nel 1999, esattamente 15 anni fa, gli americani stabilirono la loro base militare  di Bondsteel, che da molti analisti politici è considerata la più grande base militare militare americana nel mondo al di fuori del territorio degli Usa.

Robles: Infatti è così!

Jovanovic: E se consideriamo che è la più grande o una delle più grandi, la domanda è: perché doveva essere costruita in Kosovo, quando il Kosovo e la Serbia sono così piccoli, posti così piccoli. E non vi è alcuna spiegazione da un punto di vista regionale.
                                                                                                                      
                                                                                                                    Da La Voce della Russia


                                                      Traduzione di Paolo B. per Forum Belgrado Italia, CIVG 

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