giovedì 22 dicembre 2016

LA VERITA’ SULLA SIRIA DA’ FASTIDIO: UN’INTERVISTA AD EVA BARTLETT.



di Vincenzo Brandi

 22/12/2016

La denuncia della giornalista canadese Eva Bartlett in una conferenza stampa nella sede dell’ONU, sul fatto che tutta la grande stampa internazionale fornisce una falsa narrazione del tragico conflitto in corso in Siria, ha destato non poco fastidio presso tutte quelle forze che hanno deciso a tavolino da tempo che è necessario un cambio di regime violento in quel martoriato, paese, anche a costo di metterlo a ferro e fuoco e di distruggerlo.

Ad esempio, in un articolo che attacca frontalmente la giornalista, accusata di essere al servizio del governo siriano, comparso sul sito fanpage.it, si ribadisce l’ormai stantia favoletta secondo la quale all’inizio la rivolta siriana sarebbe stata pacifica e solo successivamente sarebbe diventata violenta a causa della repressione del regime.

In realtà già nel 2006 il comandante della NATO, gen. Wesley Clark, dichiarava pubblicamente che alcuni paesi, considerati ostili perché autonomi rispetto ai piani statunitensi di dominazione mondiale, erano da distruggere. Tra questi ovviamente erano citati la Libia, il Sudan, la Siria, e altri. Per i primi due la missione è già compiuta, ma l’ostinata resistenza della Siria, ed il fatto che in suo aiuto siano corse la Russia e l’Iran, desta la rabbia e fa aumentare il nervosismo degli attaccanti.

Ricordiamo che già nei primi giorni di manifestazione a Deraa nel 2011 comparvero “misteriosi” cecchini, che sparavano sia sulla polizia e sull’esercito che sulla folla (stessa tecnica usata per il colpo di stato di Piazza Maidan). Con tutta evidenza le squadre armate provenivano dall’attigua Giordania dove erano pronte da tempo. Subito dopo altre squadre armate provenienti dalla Turchia invadevano la provincia settentrionale di Idlib dando l’assalto alle caserme. La favola dell’Esercito Libero Siriano formato da fantomatici “disertori”, ed apparso subito potentemente armato e organizzato, è servita a coprire l’invasione dall’esterno cui partecipavano mercenari e jihadisti che in gran parte non erano nemmeno siriani.

Molto istruttiva a questo proposito la vicenda di Aleppo, che era la città più grande, ricca ed industrializzata della Siria, dove non vi era stata alcuna manifestazione antigovernativa. Nell’estate del 2012 alcuni quartieri della città furono presi d’assalto da bande terroriste provenienti dalla vicina Turchia, formate in gran parte da Turchi, Ceceni, Turcomanni, Uiguri, Libici, Tunisini, Sauditi, ecc.

Furono tagliate l’acqua e l’elettricità ai quartieri rimasti sotto il controllo del governo, che furono anche bombardati a casaccio in continuazione con i mortai e con quei cannoni improvvisati detti “cannoni dell’inferno” che lanciano bombole di gas caricate con chiodi e frammenti metallici. Oggi finalmente Aleppo è stata liberata da quest’incubo con un’azione insistentemente richiesta dagli stessi cittadini (vedi le testimonianze dei vescovi cristiani della città come Tabji e Abu Khazen, o del Dott, Antaki, tutte facilmente consultabili in rete). I terroristi ed i loro sostenitori ora giocano a fare le vittime e la Russia, rea di aver spalleggiato l’esercito nazionale, viene punita con l’assassinio del suo ambasciatore ad Ankara. Questa vile azione terroristica ha anche lo scopo di far fallire il dialogo che si aperto tra Russia, Iran e Turchia, ora che quest’ultimo paese – già massimo sponsor dei terroristi – ora che le cose si mettono male, avrebbe deciso di addivenire ad un compromesso che possa porre fine al conflitto.

Ma per screditare la Bartlett nell’articolo di fanpage.it si ricorda che la giornalista avrebbe citato come organizzazioni presenti in Siria solo i Caschi Bianchi e l’Osservatorio per i Diritti Umani in Siria (SOHR), e non ad esempio Save the Children, Medici senza Frontiere (MSF), l’UNICEF e l’Alto Commissariato dell’ONU, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. Vale la pena di dire qualche parola su ciascuna di queste organizzazioni.

Le prime quattro fanno parte di quel vasto gruppo di ONG, ampiamente finanziate da governi e fondazioni occidentali col compito di infangare e destabilizzare i propri nemici ed i paesi da abbattere. I Caschi Bianchi, fondati dall’ex militare britannico James Le Mesurier, hanno agito solo e sempre nelle zone controllate dai “ribelli”, e a sostegno dei jihadisti.

Vari filmati li mostrano girare armati tra miliziani “ribelli” e persino assistere ad “esecuzioni” di lealisti al governo, di cui aiutano a portare via i corpi.

Il SOHR, gestito dal siriano Rami Abdel Rahman (alias Ossama Suleiman) dal suo comodo ufficio di Coventry, è notoriamente legato ai servizi segreti britannici. Della sua fantomatica rete di informatori che sarebbe presente in Siria, ovviamente non si sa nulla, né che attendibilità abbia; ma tutti gli organi d’informazione occidentali lo considerano come una specie di oracolo.

Di quello che farebbe Save the Children in Siria non si sa praticamente nulla; ma per inquadrare questa organizzazione basterà ricordare che tra i suoi massimi sponsor c’è il famigerato Tony Blair, che con le sue bugie, insieme al complice Bush, causò la morte di almeno mezzo milione di bambini in Iraq. Che coerenza!

Per quanto concerne MSF, bisogna innanzitutto ricordare il nome del suo principale ex- dirigente, il medico francese Kourchner, poi divenuto Ministro degli Esteri sotto Sarkozy, e fanatico sostenitore delle guerre alla Jugoslavia ed alla Libia. MSF si distinse per aver accusato nel 2013 il governo di Damasco di aver lanciato gas tossici; ma la sezione italiana, interrogata ufficialmente dalla Rete No War (di cui chi scrive fa parte) di dare i nomi dei testimoni ed illustrare le circostanze dei fatti dichiarati, fu costretta a presentare un’imbarazzata mezza smentita, per poi sottrarsi del tutto ad altre domande. Successivamente MSF (che sostiene di “supportare” 150 ospedali presenti solo ed esclusivamente nelle zone “ribelli”) ha denunciato continui bombardamenti su questi ospedali, ma senza mai nemmeno dare le coordinate delle installazioni o i nomi dei testimoni.

Per quanto riguarda l’affidabilità delle agenzie dell’ONU si ricorderà – a proposito dei loro rapporti riguardo a presunti crimini contro l’umanità – che la commissione per i Diritti Umani, da cui partono in genere queste denunce, è presieduta dal rappresentante dell’Arabia Saudita, uno dei maggiori sponsor del terrorismo in Siria, e non solo. Si tratta del paese più fascista e criminale del mondo, legato ad un’ideologia medioevale particolarmente arretrata e feroce (il Wahabismo”) dove, a differenza della Siria dove le donne sono pienamente emancipate, una donna non può uscire da sola, non può guidare una macchina, e dove si può essere condannati a morte per “stregoneria” o “apostasia” (se si abbandona l’islamismo). Lo stesso per quanto riguarda i rapporti della Mezzaluna Rossa, i cui dirigenti sono spesso rappresentanti di stati ricchi e influenti come Arabia Saudita e Qatar, o la Croce Rossa, se capitano dirigenti dell’UK o della Francia, paesi che hanno deciso la distruzione della Siria.

E meno male che fanpage.it non cita Amnesty International, ONG autrice di una delle più oscene montature della storia, quella delle migliaia di torturati e uccisi nelle carceri siriane che sarebbero stati fotografati da un fantomatico “agente Caesar”. Di questo agente non si sa il nome, né si conoscono i nomi degli uccisi, né se ne vedono le facce. Perché questo anonimato, visto che la polizia siriana dovrebbe già conoscere tutti benissimo, compreso il “suo” agente? Forse perché si tratta di immagini di repertorio di iracheni uccisi dagli Americani ad Abu Graib, o Afghani uccisi a Bagram, o Palestinesi massacrati a Gaza dagli Israeliani?

Infine si ricorda nell’articolo che le elezioni presidenziali del 2014, in cui Bashar al-Assad vinse con l’88% dei voti, furono contestate dalla Lega Araba. Ma di quale Lega si parla? Quella dominata dai reucci ed emiri del Golfo arricchitisi col petrolio e sponsor del terrorismo? Assad ebbe un fiume di voti anche tra i Siriani emigrati all’estero, là dove i governi non impedirono il voto, come in Italia, e oggi tutti i paesi arabi rimasti laici e salvatisi dall’ondata jihadista, come l’Algeria, il Libano, l’Egitto, l’Iraq, sostengono esplicitamente il governo siriano. La vittoria dell’esercito siriano ad  Aleppo ed i segnali di cambiamento della politica turca forse potranno portare ad un armistizio ed a nuove elezioni politiche e presidenziali, senza condizionamenti esterni. Allora potrà vedersi come il popolo sovrano siriano intenda determinare il suo destino.


Intanto anche in Occidente comincia a farsi strada una narrazione più veritiera, anche grazie alle semplici ma efficaci parole di Eva Bartlett.

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