sabato 5 agosto 2017

LA SINISTRA E IL VOTO PARLAMENTARE SULLA MISSIONE IN LIBIA



02/08/2017 

di Simone Oggionni   
Articolo 1 - Movimento Democratico Progressista


La discussione in Parlamento sulla missione italiana in Libia ha dell'incredibile. La psicanalisi da Freud in poi utilizza la categoria della rimozione. Jung ricorda che la rimozione ha un valore storico-sociale, al punto da postulare il concetto di inconscio collettivo.

Cosa ha rimosso l'inconscio collettivo del Parlamento italiano? Semplicemente la storia, le proprie fastidiose responsabilità. Senza scomodare il passato coloniale dell'Italia in Libia, basterebbe riavvolgere la pellicola del film fino al 2011. Sei anni fa. La Francia che bombarda Gheddafi a Bengasi e poi l'intervento Usa. La guida Nato, la missione militare dell'Italia. La defenestrazione di Gheddafi, la fine dell'integrità statuale libica, la frammentazione, la guerra civile. La lotta per il petrolio, la comparsa e il rafforzamento dell'Isis.

Tutto rimosso. La discussione, surreale, avrebbe dovuto partire da qui.

E invece ci si occupa della coda, dei migranti in fuga dalla miseria e dalla guerra, e di come respingerli e contenerli, per evitare quella che viene definita "la invasione".

Con l'aggravante che lo si fa proprio adesso, a pochi giorni dal rinnovato protagonismo di Macron nel processo di pace, per provare a sgomitare - spinti dall'Eni - e a ritrovare un ruolo, e per lisciare il pelo alle pressioni di un'opinione pubblica dalla doppia o tripla morale.

Siamo al risiko. Con il governo italiano che corre a dare manforte ad Al Serraj sulla base di una lettera segreta, appoggiando chi a oggi non è in grado di controllare più di un terzo del Paese e neppure la stessa Tripoli.

Senza sentire il bisogno di coinvolgere le Nazioni Unite e il Consiglio Europeo. Senza regole d'ingaggio chiare per i nostri militari.

Con una missione che non incide sui flussi migratori, che non aumenta la sicurezza nel Mediterraneo ma anzi rischia di aumentare l'instabilità politica e persino istituzionale della Libia, che non mette becco sulla scandalosa condizione dei diritti umani nei campi profughi in Libia denunciati da tante Ong in questi mesi, che non prende alcun impegno sul destino di quei migranti, compresi i potenziali richiedenti asilo o protezione internazionale, che torneranno in Libia perché respinti dalla Guardia costiera. In una missione, infine, che dimentica i canali umanitari, che non propone nessuna attività diplomatica che ridia all'Europa un ruolo collegiale nella gestione, a valle, del fenomeno migratorio.

Ha ragione chi dice che ha vinto la destra sul terreno culturale. Altro che "responsabilità nazionale" (categoria che, in politica estera, andrebbe maneggiata con scrupolosa cautela)! Ha purtroppo ragione Mara Carfagna, motivando il voto a favore di Forza Italia e rivendicando il fatto che finalmente le navi militari italiane possono raggiungere le coste libiche. Grazie a un governo Pd.

Abbiamo sbagliato, quindi, a votare a favore. La sinistra di governo non è la sinistra che sostiene il governo qualsiasi cosa faccia. E non è neppure quella che introietta nel proprio Dna l'idea e la pratica della sovranità limitata. Abbiamo già dato, abbondantemente.

Piuttosto, ed è l'ultimo appunto, sarebbe ora che iniziassimo a dire che il re è nudo. E che il governo Gentiloni-Renzi va avanti benissimo con i voti di Forza Italia e non con quelli della sinistra. A settembre ci aspettano passaggi importanti sulle scelte economiche. A meno di clamorose (benché ovviamente auspicabili) inversioni di rotta, dovremo dare segnali inequivocabili e prepararci a rompere. Altrimenti non si capirebbe come preparare una campagna elettorale all'insegna della discontinuità e dall'alternativa dopo avere condiviso tutto, fino all'ultimo giorno.

Ma forse si tratta di scelte talmente importanti da non potere essere consegnate al solo gruppo parlamentare. Articolo Uno - Mdp non può essere l'appendice del gruppo parlamentare. In politica le decisioni, soprattutto quelle decisive, vanno assunte da un gruppo dirigente. Che per essere tale deve essere autorevole e in grado di rappresentare tutto il movimento. Il che equivale a dire che deve essere legittimato da un passaggio democratico tra gli iscritti. Le liste, i candidati, le alleanze, per non parlare dei fastidiosi posizionamenti e retroscena cui la stampa ci ha abituato: tutto viene dopo.

Fonte: http://www.huffingtonpost.it/simone-oggionni/houston-sulla-libia-abbiamo-un-problema-forse-piu-di-uno_a_23061413/

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