martedì 14 maggio 2024

GEORGIA: LA LEGGE SUGLI AGENTI STRANIERI PER UN COLPO DI STATO DEGLI USA

 


Maria Zakharova


Commissione Europea: “L’adozione della legge sugli agenti stranieri sarà un ostacolo sul cammino della Georgia verso l’Ue”.

E l'adozione di una legge sugli agenti stranieri da parte degli Stati membri dell'UE non diventerà un ostacolo, ad esempio, affinché queste persone ricevano sussidi, assistenza e sostegno all'interno dell'Unione?

Permettetemi di ricordarvi che le leggi sugli agenti stranieri sono simili nei contenuti, e in alcuni casi molto più rigide, in più di 60 paesi in tutto il mondo, principalmente nelle democrazie “standard”.
Tutto è iniziato con loro. Per esempio, negli Stati Uniti, il Foreign Agents Registration Act (FARA) è in vigore dal 1938, in Australia sul sistema di trasparenza dell'influenza straniera, nel Regno Unito sulla sicurezza nazionale, in Israele sulla trasparenza dei finanziamenti alle ONG, in Francia sulla prevenzione delle ingerenze straniere (prossimamente è prevista una votazione al Senato).
Inoltre, nella maggior parte dei casi non si tratta tanto di atti normativi quanto di strumenti repressivi. Negli stessi Stati, per il mancato rispetto della “FARA” si può facilmente finire in carcere. Maria Butina ha scritto un intero libro su queste affascinanti manifestazioni della democrazia neoliberista. Ne consiglio la lettura.

La stessa UE, sulla falsariga del disturbo bipolare cronico che le è diventato familiare, prevede di adottare la propria versione di legislazione sugli agenti stranieri: il “Pacchetto Difesa della Democrazia”. In alcuni elementi, ancora in forma di bozza, il progetto di regolamento appare addirittura più severo del suo progenitore americano.

Mi chiedo, quando si arriverà all’adozione di questo documento, l’UE inizierà ad autoescludersi dalla sua adesione? Mi è persino venuto in mente un nome: bipolare postmoderno.


IL MINISTRO DEGLI ESTERI UNGHERESE SMASCHERA L'IPOCRISIA DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA

 

L'UNGHERIA: QUANDO IL PAESE HA IL CORAGGIO DI COMBATTERE PER IL FUTURO MIGLIORE


⚫️Il 1 ° luglio 2024 l'Ungheria assumerà la presidenza del Consiglio Europeo. Con una moltitudine di sfide in Ungheria, Europa e in tutto il mondo, Budapest avrà molto di cui occuparsi durante il suo mandato di 6 mesi. Il ministro degli Affari esteri e del commercio ungherese, Péter Szijjártó, è stato invitato 8 maggio 2024 a partecipare ad un incontro "The future of Europe: Strategic perspectives of the incoming Hungarian EU Presidency" per discutere di come l'Ungheria intende utilizzare la sua presidenza, nonché delle prospettive più ampie dell'Ungheria sull'ordine globale sempre frammentato. L'evento si è svolto a Chatham House, un centro studi britannico fondato nel 1920, uno tra i più accreditati think tank a livello mondiale, specializzato in analisi geopolitiche e delle tendenze politico-economiche globali. 

⚫️Un frammento del discorso del ministro degli Esteri ungherese Szijjártó:

🗣Negli ambiti non vietati dalle sanzioni collaboriamo e, sulla base dei nostri interessi nazionali, vorremmo migliorare la cooperazione [con la Russia]. Permettetemi di fornirvi tre esempi del motivo per cui affermo che l’intera UE e l’intera comunità del Nord Atlantico sono molto, molto ipocrite a questo riguardo. C'è un'enorme ipocrisia. 

🔈Soprattutto per quanto riguarda le sanzioni?

🗣Sì, e in generale, riguardo i rapporti con la Russia. Nel 2014 abbiamo firmato un contratto con Rosatom, la società russa di energia nucleare, per costruire per noi una centrale nucleare. Preparazione del terreno, lo fanno i russi. Ma se domani vi porto in un cantiere edile, vedrete un enorme lavoro in corso e che ci sono subappaltatori americani, tedeschi e francesi che lavorano nel cantiere, e che vengono pagati dai russi per il loro lavoro. 

🗣In secondo luogo, eravamo costantemente sotto pressione affinché non collaborassimo con i russi nel campo dell’energia nucleare e non acquistassimo combustibile nucleare dai russi. Ma chi è stato il fornitore numero uno di uranio negli Stati Uniti lo scorso anno? Russia. L’anno scorso gli Stati Uniti hanno speso più di 1 miliardo di dollari per l’uranio russo. 

🗣Il terzo punto: gli europei occidentali sono così orgogliosi di se stessi che ce l'hanno fatta a sbarazzarsi del petrolio russo. Prima della guerra, la quota del petrolio russo in India era inferiore all’1%. Ora è molto vicino al 40%. Prima della guerra, l’Europa non acquistava il petrolio indiano, ma oggi è il primo acquirente del petrolio indiano. E visto che noi non lo compriamo, penso che sono gli altri in Europa che lo stanno comprando, e questi Paesi dovrebbero essere esattamente quelli che dichiarano di smettere di acquistare il petrolio dalla Russia. 

🔴Pertanto, quando si tratta di cooperazione con la Russia, capisco che sia molto facile dire che Szijjarto è amico di Lavrov, Orban incontra Putin. "Sapete, voi ungheresi siete traditori, voi siete i propagandisti del Cremlino." È molto facile da dire. Ma quando si guarda dietro le quinte, si vede che coloro che ci accusano fanno molti più affari e accordi molto più grandi con i russi rispetto a quanti non facessimo noi.


lunedì 29 aprile 2024

LA PROPAGANDA ISRAELIANA: COME FUNZIONA. INTERVISTA CON DIEGO SIRAGUSA

 
Fonte: Infopal

a cura di Angela Lano


1)      Ci spieghi cosa è l’Hasbarà israeliana e come funziona?

C’è un versetto del Talmud, testo sacro per gli ebrei, che recita: “Ad un giudeo è permesso stuprare, truffare, e spergiurare; ma deve curarsi di non farsi scoprire, così che Israele possa non soffrire”. (Schulchan Aruch, Johre Deah) – Gli ebrei preferiscono citare le frasi più nobili del Talmud ma nascondono quelle più infami ed esecrabili. Il Talmud è insegnato nelle scuole e ogni ebreo ne ha una copia personale. Nel Talmud possiamo leggere frasi ancora più criminali, questa, però, è sufficiente. L’hasbarà è la gestione delle pubbliche relazioni e della propaganda.

Fin dall’inizio della colonizzazione della Palestina, essi sanno che, per realizzare il loro progetto di uno stato suprematista ebraico, dovranno combattere e mentire per nascondere le loro vere intenzioni. Tutto ciò che riguarda l’ebreo deve essere circonfuso di gloria e moralità. Ogni critica o attacco deve essere respinta per non intaccare la verginità e la santità degli ebrei e della loro creatura: lo stato di Israele. Questo apparato di propaganda è organizzato in Israele e in tutte le comunità ebraiche che agiscono come agenzie di una centrale unica. Può essere paragonato a una Azienda Multinazionale con le sue succursali periferiche. I sionisti si comportano con una disciplina fanatica rispettando tutte le direttive. Solo singoli ebrei, piccoli gruppi di militanti dissentono consapevoli che saranno attaccati ed emarginati, come i rabbini antisionisti o i riservisti di “Breaking the silence”. Quest’opera poderosa e fondamentale necessita del controllo del sistema dell’informazione che è infiltrato, corrotto, finanziato e comprato dagli ebrei sionisti. Tutti i grandi giornali, le reti televisive, agenzie di stampa, riviste e periodici, persino le grandi case di produzione cinematografiche sono controllate e possedute dagli ebrei sionisti. Allo stesso modo tutti i partiti politici sono tutti attraversati da ebrei presenti per indirizzare le scelte sempre a favore di Israele e del suo grande protettore: gli USA. Poiché diventa sempre più difficile cont5rollare la controinformazione che sui canali social appare estesa ed efficace, allora i sionisti hanno sottoscritto un accordo con Facebook che disciplina la censura a favore di Israele col pretesto dell’ “antisemitismo”, definito dalla ex ministra laburista israeliana, Shulamit Aloni, come “un trucco che adoperiamo tutte le volte che Israele è attaccato”.

Vi sono governi in Occidente che hanno fatto leggi o le hanno in programma per punire, anche col carcere, le critiche a Israele, compreso lo sventolio delle bandiere palestinesi. Tutta la versione dei fatti, avvenuti il 7 ottobre 2023 a Gaza, è una mostruosa falsificazione per giustificare il genocidio dei palestinesi e la loro deportazione. Il sistema dell’informazione corrotto dell’Occidente ha dato risonanza a questa grande menzogna con la complicità dei relativi governi. Ancora oggi, nonostante la scoperta di molte verità, il Presidente italiano Mattarella continua, in modo consapevole a diffondere le menzogne della propaganda israeliana.

2)      Cos’è la Israeli Lobby, come agisce e su chi?

I gruppi di pressione sionisti oggi sono potenti organizzazioni che gestiscono rilevanti quantità di denaro che consente loro un potere di condizionamento in ogni attività pubblica e privata dell’Occidente. Agli inizi del sionismo il loro potere non era così pervasivo come oggi. I sionisti, non avendo uno stato, si limitavano a offrire ai loro interlocutori favori finanziari in cambio di privilegi. Nelle attività preparatorie per la spartizione della Palestina all’ONU, i gruppi di pressione ebraici si mobilitarono per assicurarsi il sostegno del maggior numero di stati in vista del voto dell’Assemblea Generale sulla Risoluzione n. 181 che spartì la Palestina nel 1947. Da allora, fino alla Guerra dei Sei Giorni (1967), i rapporti tra USA e israeliani furono piuttosto tiepidi. La crescita delle lobby ricevette un notevole impulso durante il periodo in cui Abba Eban fu ambasciatore all’ONU, dal 1950 al 1959 Egli si prodigò durante nove anni a radunare i gruppi più influenti di ebrei tramite associazioni capaci di mobilitare e organizzare attività di sostegno e simpatia verso Israele. L’AIPAC (American Israel Public Affairs Comittee), infatti, la lobby più potente cin circa tre milioni di iscritti, fu fondata nel 1953. Lo scopo è orientare la politica statunitense “a priori” a favore dello stato di Israele. Presidenti come Eisenhower e Kennedy ebbero rapporti difficili con la lobby ebraica, soprattutto Kennedy che non tollerava il condizionamento ormai capillare della vita pubblica da parte dei sionisti. Famoso fu il suo scontro coi capi di Israele che negavano il progetto di dotarsi della bomba atomica impedendo le ispezioni nel sito di Beersheba, nel deserto del Negev. Secondo alcuni studiosi la morte di Kennedy è da collegare a questa vicenda. Risulta, infatti, inquietante che l’assassinio di Lee Oswald, il primo indiziato dell’omicidio, sia stato eseguito da un ebreo, Jack Rubinstein, sulla cui sorte non si seppe più nulla. Una cosa è certa: gli ebrei sionisti controllano settori importanti della finanza e dell’economia americana. Giornali e TV sono sotto il loro dominio, comprese le case di produzione cinematografiche; i politici ebrei sono presenti a tutti i livelli dell’Amministrazione divisi tra Democratici e Repubblicani. In vista delle elezioni presidenziali, i candidati hanno bisogno di molti soldi per la propaganda: i miliardari ebrei e le loro lobby sostengono i candidati di entrambi i partiti in modo da avere in pugno chiunque risulti vincitore. In questo contesto tutte le critiche a Israele sono bollate con il marchio di ANTISEMITISMO, uno strumento violento e criminale per ricattare l’opinione pubblica o le singole persone accusandole di predisporre il clima che preparò l’Olocausto.

3)      La situazione dell’informazione sulla Palestina in Occidente: manipolazioni, menzogne, falsi, censure, fango e incitamento all’odio contro i “dissidenti”… Come siamo arrivati a questo?

Il controllo capillare dell’informazione è strategico per i sionisti. Possedere i mezzi di comunicazione e infiltrarvi i loro agenti è decisivo. Restiamo in Italia: La Stampa, già quando c’era Arrigo Levi, è sempre stata sionista e tale è rimasta sotto la direzione di Molinari e Giannini: La Repubblica è di proprietà dell’ebreo sionista Carlo De Benedetti e ora è diretta da Molinari; La7 è controllata da due sionisti: Mentana e Parenzo; RAI Storia è controllata dall’ebreo sionista Paolo Mieli; due personaggi della RAI, Augias e Mimun sono ebrei. In politica c’è Piero Fassino, ebreo sionista e giustificazionista dei crimini israeliani (PD), prima c’era anche l’ebreo sionista Emanuele Fiano del PD ma non è stato più rieletto. Persino nel Manifesto c’è un ebreo sionista di cui non posso fare il nome. Gli scrittori Erri De Luca e Saviano completano il quadro. Tutti questi personaggi controllano l’informazione e la politica. Nel mio ultimo libro, DIALOGO IMPOSSIBILE CON UN RABBINO Israele e la tragedia dell’arroganza, ho documentato come la lobby ebraica britannica ha distrutto la carriera politica del segretario del Partito Laburista Britannico Jeremy Corbin. Nell’eventualità che Corbin potesse vincere le elezioni e diventare Primo Ministro, sarebbe cambiata la politica britannica in Medioriente a favore degli arabi e dei palestinesi. Per i sionisti era pericoloso e bisognava eliminarlo. La Germania, per riparare la colpa del genocidio contro gli ebrei, pratica la censura e la minaccia di sanzioni penali e amministrative contro tutte le organizzazioni antisioniste e filopalestinesi.

Pochi giorni fa, il 14 aprile, il Congresso di Berlino sulla Palestina è stato impedito con lo schieramento di 2500 poliziotti, i partecipanti schedati e all’ex ministro greco dell’economia, Yanis Varoufakis, è stato impedito l’ingresso nel territorio tedesco e l’interdizione a comunicare anche solo da remoto. In Occidente ormai non c’è più la libertà di parola. In Francia accade lo stesso. La promessa di danaro e il sostegno elettorale sono altri mezzi efficacissimi per inginocchiarsi ai piedi delle comunità ebraiche. Negli Stati Uniti il candidato presidenziale che si mette contro i sionisti ha già perso le elezioni. Cito il caso della campagna elettorale tra Trump e Hillary Clinton: il primo era sostenuto dal miliardario ebreo Sheldon Adelson e l’altra dal miliardario ebreo Heim Saban. Chiunque avrebbe vinto, Israele e i sionisti potevano cantare vittoria.

Le tecniche di manipolazione dell’informazione sono le solite: omissione, svalutazione, alterazione, falsificazione. 


Esaminiamo la versione sui fatti del 7 ottobre 2023 e l’attacco di Hamas. La notizia della decapitazione dei 40 bambini israeliani era falsa, così pure gli stupri di Hamas. Nessuno ha parlato della “Direttiva Annibale” che impone ai soldati israeliani di uccidere anche la propria gente se sono prigionieri del nemico. Tutta l’azione criminale degli israeliani è stata svalutata e giustificata, alterato e amplificato il sequestro di israeliani che per Hamas significava negoziare la liberazione di prigionieri palestinesi sequestrati da Israele. Una funzione di censura notevole è svolta da Facebook su tutte le notizie sgradevoli per Israele coi pretesti più assurdi. Io sono vittima, assieme a migliaia di utenti, di questa infamia. Per questa ragione ho scritto il libro LA CENSURA DI FACEBOOK AGLI ORDINI DEI SIONISTI.



4)      Come si deforma una notizia, sempre 

in relazione alla Palestina, e perché?


Ricordo un’immagine ignobile della RAI. L’11 Settembre 2001, subito dopo il crollo delle Torri Gemelle, la RAI, non ricordo quale canale, riferì le reazioni nei paesi arabi e mostrò un gruppo di palestinesi che ballava e cantava. Lo spettatore pensa subito che i palestinesi esultino per la morte di circa 3000 americani. Il trucco fu presto svelato: si trattava di immagini riferite ad altri eventi registrate anni prima. Intanto, però, il danno era stato fatto. Come la storia dei 40 bambini decapitati da Hamas. Nel sistema occidentale dell’informazione la parola d’ordine è sempre la stessa: mostrificare l’avversario, disumanizzarlo e arruolare la massa credulona nel progetto criminale elaborato a Washington, Tel Aviv o Londra. C’è un episodio citato da Gideon Levy avvenuto durante l’Operazione Piombo Fuso, il bombardamento israeliano su Gaza tra dicembre 2008 e gennaio 2009: un cane - un cane israeliano - fu ucciso da un razzo Qassam lanciato dalla resistenza palestinese e finì sulla prima pagina del giornale più popolare in Israele. Lo stesso giorno, decine di palestinesi furono uccisi, erano a pagina 16, in due righe.

5)      Giornalisti comprati…

Sì, come il titolo del libro di Udo Ulfkotte che ho tradotto per i lettori italiani. Tuttora, nessuno dei grandi giornali o i canali tele visivi di regime hanno voluto recensirlo. Devo ringraziare le reti TV indipendenti come Byoblu che si sono interessate subito al libro e lo hanno pubblicizzato. Ulfkotte ha detto una parola risolutiva sul ruolo corrotto del sistema di informazione occidentale e la sua morte misteriosa autorizza le ipotesi più inquietanti.

6)      I media egemonici italiani e occidentali in genere seguono tutti le stesse direttive editoriali: Israele è la vittima, anche se ha ucciso finora 34.000 gazawi, e i palestinesi sono i terroristi, i carnefici. Qual è la tua analisi?


Quello che THE INTERCEPT ha divulgato ci fornisce la risposta a questa domanda che vale per tutto l’Occidente, non solo per gli Stati Uniti. Una direttiva trapelata di NYT Gaza dice ai giornalisti di evitare parole come "genocidio", "pulizia etnica" e "territorio occupato". Il New York Times ha istruito i giornalisti che coprono la guerra di Israele sulla Striscia di Gaza per limitare l'uso dei termini "genocidio" e "pulizia etnica" e di "evitare" la frase "territorio occupato" quando si descrive la terra palestinese, secondo un promemoria interno ottenuto da THE INTERCEPT.

Israele è la vittima e i palestinesi i carnefici? E’ la narrazione a cui i sionisti restano fedeli perché finora ha funzionato. Perché? La ragione risiede nel razzismo occidentale, nel dualismo NOI – LORO. Gli israeliani somigliano a noi, gli arabi no. Gli stili di vita e lo sviluppo tecnologico, così indistinguibili da quelli occidentali, contribuiscono alla formazione di pregiudizi e luoghi comuni apertamente razzistici. Israele è la società più razzista che esista sul pianeta. Anche tra gli ebrei alligna il razzismo: i proletari sefarditi chiamano gli aristocratici askenaziti “askenazisti”. Per non parlare dei falascià, ebrei etiopi scuri di pelle emarginati dalla vita pubblica.

7)      Il ruolo dei social e dei media indipendenti ha sbaragliato i falsi dei media mainstream e la propaganda sionista. Ce ne vuoi parlare?

Vedo con piacere che, nonostante la censura, le reti social e i giornalisti indipendenti hanno guadagnato uno spazio sempre più esteso nell’informazione. Come persona impegnata nell’informazione indipendente e di contrasto al regime liberista imperante, osservo che cresce la consapevolezza che esistono élites che soggiogano le masse per i loro criminali interessi e che si avvalgono di mezzi di persuasione sofisticati e pericolosi. Tutta la vicenda dei vaccini ha contribuito a illuminare molte coscienze aduse a vivere nella bambagia della confortevole menzogna. L’isteria con cui gli israeliani e le comunità sioniste sparse per il mondo reagiscono a verità inarrestabili, è il segno che la narrazione non convince più. Abbinare la parola “ebreo” con l’immagine di Anna Frank non funziona più e rivela tutta la sua cinica strumentalità. Sono rimasto negativamente sorpreso da una intervista di un nostro compagno di strada, il grande storico israeliano Shlomo Sand, quando, in una intervista, ha detto che “a Gaza non è in corso un genocidio”. Sand, col suo libro COME HO SMESSO DI ESSERE EBREO, ci aveva dato una buona notizia ma, forse è vero che, gratta gratta, sotto l’ebreo c’è sempre il fariseo.

 

Diego Siragusa

18 aprile 2023

 

 


lunedì 15 aprile 2024

Il discorso che Yanis Varoufakis non ha potuto fare a Berlino sulla Palestina

 


di Yanis Varoufakis


"Per questo discorso  sono stato bandito dalla Germania! La polizia ha vietato il Congresso di Berlino sulla Palestina"


13/04/2024 


Guardate/leggete il discorso che non ho potuto tenere perché la polizia tedesca è entrata nella nostra sede di Berlino per sciogliere il nostro Congresso sulla Palestina (secondo lo stile degli anni '30) prima di poter affrontare l'incontro. Oggi, poiché ho osato pubblicare questo discorso, il Ministero degli Interni ha emesso un "Betätigungsverbot" (Divieto di attività) contro di me, un divieto di qualsiasi attività politica. Non solo un divieto di visitare la Germania ma anche per una partecipazione tramite Zoom. Giudicate  voi stessi il tipo di società che la Germania sta diventando quando la sua polizia vieta le seguenti parole:


Amici,

Congratulazioni e sinceri ringraziamenti, per essere qui, nonostante le minacce, nonostante la polizia di ferro fuori di questo luogo, nonostante la panoplia della stampa tedesca, nonostante lo stato tedesco, nonostante il sistema politico tedesco che ti demonizza per essere qui.

"Perché un Congresso palestinese, Varoufakis?", Mi ha chiesto di recente un giornalista tedesco? Perché, come ha detto una volta Hanan Ashrawi: "Non possiamo fare affidamento sul silenzio per raccontarci la loro sofferenza".

Oggi, la ragione di Ashrawi è diventata deprimentemente più forte: perché non possiamo fare affidamento sul silenzio dei massacrati e dei morti per parlarci dei massacri e della fame.

Ma c'è anche un'altra ragione: perché un popolo orgoglioso, una gente decente, il popolo tedesco, è condotto su una pericolosa strada per una società senza cuore essendo fatta per associarsi a un altro genocidio svolto nel loro nome, con la loro complicità.

Non sono né ebreo né palestinese. Ma sono incredibilmente orgoglioso di essere qui tra ebrei e palestinesi - per fondere la mia voce per la pace e i diritti umani universali con le voci ebraiche per la pace e i diritti umani universali - con voci palestinesi per la pace e i diritti umani universali. Essere insieme, qui, oggi, è la prova che la coesistenza non è solo possibile - ma che è qui! Già ora.

"Perché non un Congresso ebraico, Varoufakis?", Mi ha chiesto lo stesso giornalista tedesco, immaginando di essere intelligente. Ho accolto con favore la sua domanda.

Perché se un singolo ebreo è minacciato, ovunque, solo perché è ebreo, indosserò la stella di David sulla mia giacca e offrirò la mia solidarietà - qualunque sia il costo, qualunque cosa serva.

Quindi, cerchiamo di essere chiari: se gli ebrei fossero sotto attacco, in qualsiasi parte del mondo, sarei il primo a cantare per un congresso ebraico in cui registrare la nostra solidarietà.

Allo stesso modo, quando i palestinesi sono massacrati in quanto palestinesi - sotto un dogma che per essere morti e palestinesi devono essere stati seguaci di ... Hamas - indosserò la mia keffiyah e offrirò la mia solidarietà, qualunque sia il costo, qualunque cosa serva.

I diritti umani universali sono universali o non significano nulla.

Con questo in mente, ho risposto alla domanda del giornalista tedesco con alcune  mie domande:

  1. Ci sono 2 milioni di ebrei israeliani, che sono stati buttati fuori dalle loro case e in una prigione all'aperto 80 anni fa, ancora tenuti in quella prigione all'aperto, senza accesso al mondo esterno, con cibo e acqua minimi, nessuna possibilità di una normale Vita, di viaggiare ovunque, mentre è bombardata periodicamente per questi 80 anni? NO.
  2. Gli ebrei israeliani sono affamati intenzionalmente da un esercito di occupazione, i loro figli che si contorcono sul pavimento, urlando dalla fame? NO.
  3. Ci sono migliaia di bambini feriti ebrei con genitori non sopravvissuti che strisciano attraverso le macerie di quelle che erano le loro case? NO.
  4. Gli ebrei israeliani vengono bombardati dagli aerei e dalle bombe più sofisticate del mondo oggi? NO.
  5. Gli ebrei israeliani stanno vivendo un ecocidio completo di quella piccola terra che possono ancora chiamare la propria, non un albero rimasto sotto il quale cercare ombra o di cui gustare i frutti? NO.
  6. I bambini ebrei israeliani sono uccisi oggi dai cecchini agli ordini di uno stato membro delle Nazioni Unite? NO.
  7. Gli ebrei israeliani sono cacciati dalle loro case da bande armate oggi? NO.
  8. Israele sta combattendo per la sua esistenza oggi? NO.

Se la risposta a una di queste domande fosse sì, oggi parteciperei a un congresso ebraico di solidarietà.


Amici,


Oggi ci sarebbe piaciuto avere un dibattito decente, democratico, reciprocamente rispettoso di come portare la pace e i diritti umani universali per tutti, ebrei e palestinesi, beduini e cristiani, dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo con le persone che pensano diversamente da noi.

Purtroppo, l'intero sistema politico tedesco ha deciso di non permetterlo. In una dichiarazione congiunta che include non solo il CDU-CSU o il FDP, ma anche l'SPD, i Verdi e, straordinariamente, due leader di Die Linke (La Sinistra), lo spettro politico della Germania ha raccolto le forze per garantire che un tale dibattito civile, in cui potremmo non essere pacificamente d'accordo, non si svolgesse mai in Germania.

Dico a loro: volete zittirci. Metterci al bando. Demonizzarci. Per accusarci. Pertanto, non ci lasciate altra scelta che incontrare le vostre ridicole accuse con le nostre accuse razionali. Voi l'avete scelto . Non noi.

Ci accuserete di odio antisemita

Noi vi accusiamo di essere il migliore amico dell'antisemita equiparando il diritto di Israele a commettere crimini di guerra con il diritto degli ebrei israeliani di difendersi.

Ci accusate di sostenere il terrorismo

Noi vi accusiamo di equiparare la legittima resistenza a uno stato di apartheid con atrocità contro i civili che ho sempre condannato e condanneremo sempre, chiunque li commetta: palestinesi, coloni ebrei, la mia famiglia, chiunque.

Vi accusiamo di non riconoscere il dovere del popolo di Gaza di abbattere il muro della prigione aperta in cui sono stati racchiusi per 80 anni - e di equiparare questo atto di abbattere il muro della vergogna - che non è più difendibile del  muro di Berlino - con atti di terrore.


Ci accusate di banalizzare il terrore del 7 ottobre di Hamas

Vi accusiamo di banalizzare gli 80 anni della pulizia etnica israeliana dei palestinesi e dell'erezione di un sistema di apartheid rivestito di ferro in Israele-Palestina.

Vi accusiamo di banalizzare il sostegno a lungo termine dato da Netanyahu ad Hamas come mezzo per distruggere la soluzione a 2 stati che si afferma di favorire.

Vi accusiamo di banalizzare il terrore senza precedenti scatenato dall'esercito israeliano sul popolo di Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Accusate noi, gli organizzatori del Congresso odierno e cito: "Non siamo interessati a parlare di possibilità di coesistenza pacifica in Medio Oriente sullo sfondo della guerra a Gaza". Siete seri? Avete perso la testa?

Vi accusiamo di sostenere uno stato tedesco che è, dopo gli Stati Uniti, il più grande fornitore delle armi che il governo Netanyahu usa per massacrare i palestinesi come parte di un grande piano per fare impossibile una soluzione a 2 stati con la coesistenza pacifica tra ebrei e Palestinesi.

Vi accusiamo di non aver mai risposto alla domanda pertinente a cui ogni tedesco deve rispondere: quanto sangue palestinese dovrà scorrere prima che il vostro, giustificato, senso di colpa per l'Olocausto sia lavato via?

Quindi, siamo chiari: siamo qui, a Berlino, con il nostro Congresso palestinese perché, a differenza del sistema politico tedesco e dei media tedeschi, condanniamo il genocidio e i crimini di guerra indipendentemente da chi li sta perpetrando. Perché ci opponiamo all'apartheid nella terra di Israele-Palestina, non importa chi ha il sopravvento, proprio come ci siamo opposti all'apartheid nel sud americano o in Sudafrica. Perché rappresentiamo i diritti umani universali, la libertà e l'uguaglianza tra ebrei, palestinesi, beduini e cristiani nell'antica terra della Palestina.

E per essere ancora più chiari sulle domande, legittime e maligne, che dobbiamo sempre essere pronti a rispondere:

Condanno le atrocità di Hamas?

Condanno ogni singola atrocità, chiunque sia l'autore o la vittima. Quello che non condanno è la resistenza armata a un sistema di apartheid progettato come parte di un programma di pulizia etnica a combustione lenta, ma inesorabile. Detto diversamente, condanno ogni attacco ai civili mentre, allo stesso tempo, celebro chiunque rischi la vita per abbattere il muro.

Israele non è impegnato in una guerra per la sua stessa esistenza?

No non lo è. Israele è uno stato armato nucleare con forse l'esercito più tecnologicamente avanzato del mondo e la panoplia della macchina militare statunitense che ha alle spalle. Non esiste una simmetria con Hamas, un gruppo che può causare gravi danni agli israeliani ma che non ha alcuna capacità di sconfiggere i militari di Israele, o addirittura di impedire a Israele di continuare ad attuare il lento genocidio dei palestinesi sotto il sistema dell'apartheid che è stato eretto con supporto di vecchia data da USA e Unione Europea.

Gli israeliani non sono giustificati a temere che Hamas voglia sterminarli?

Certo che lo sono! Gli ebrei hanno subito un olocausto che è stato preceduto con pogrom e un antisemitismo profondo che ha permeato l'Europa e le Americhe per secoli. È naturale che gli israeliani vivano nella paura di un nuovo pogrom se si piega l'esercito israeliano. Tuttavia, imponendo l'apartheid ai loro vicini, trattandoli come sub-umani, lo stato israeliano sta alimentando i fuochi di antisemitismo, sta rafforzando i palestinesi e gli israeliani che vogliono solo annientarsi a vicenda e, alla fine, contribuisce alla terribile insicurezza dell'insicurezza consumando ebrei in Israele e nella diaspora. L'apartheid contro i palestinesi è la peggior autodifesa degli israeliani.

E l'antisemitismo?

È sempre un pericolo chiaro e presente. E deve essere sradicato, soprattutto tra i ranghi della sinistra globale e tra i palestinesi che lottano per le libertà civili palestinesi - e in tutto il mondo.

Perché i palestinesi non perseguono i loro obiettivi con mezzi pacifici?

Lo hanno fatto. L'OLP ha riconosciuto Israele e rinunciato alla lotta armata. E cosa hanno ottenuto? Umiliazione assoluta e pulizia etnica sistematica. Questo è ciò che ha nutrito Hamas e lo ha elevato agli occhi di molti palestinesi come unica alternativa a un genocidio lento sotto l'apartheid di Israele.

Cosa dovrebbe essere fatto adesso? Cosa potrebbe portare la pace in Israele-Palestine?

Un cessate il fuoco immediato.

Il rilascio di tutti gli ostaggi: sia quelli di Hamas che le migliaia di detenuti da Israele.

Un processo di pace, ai sensi delle Nazioni Unite, sostenuto da un impegno da parte della comunità internazionale a porre fine all'apartheid e a salvaguardare le pari libertà civili per tutti.

Per quanto riguarda ciò che deve sostituire l'apartheid, spetta agli israeliani e ai palestinesi decidere tra la soluzione a 2 stati e la soluzione di un unico stato secolare federale.

Amici,

Siamo qui perché la vendetta è una forma pigra di dolore.

Siamo qui per promuovere non vendetta ma pace e coesistenza in Israele-Palestine.

Siamo qui per dire ai democratici tedeschi, compresi i nostri ex compagni di Die Linke, che si sono coperti nella vergogna abbastanza a lungo - che due errori non fanno bene - che consentire a Israele di cavarsela con i crimini di guerra non farà migliorare l'eredità dei crimini tedeschi contro il popolo ebraico.

Oltre al Congresso di oggi, abbiamo il dovere, in Germania, di cambiare la conversazione. Abbiamo il dovere di convincere la stragrande maggioranza dei tedeschi decenti là fuori che i diritti umani universali sono ciò che conta. Questo MAI PIU' significa MAI PIU' PER TUTTI. Per chiunque, ebreo, palestinese, ucraino, russo, yemenita, sudanese, ruandese - per tutti, ovunque.

In questo contesto, sono lieto di annunciare che il partito politico tedesco Diem25 e Mera25 sarà sulla scheda elettorale delle elezioni del Parlamento europeo il prossimo giugno - in cerca del voto di umanisti tedeschi che bramano un membro del Parlamento europeo che rappresenti la Germania e chiamando l'UE per Complicità nel genocidio - Una complicità che è il più grande dono dell'Europa per gli antisemiti in Europa e oltre.

Vi saluto tutti e suggerisco di non dimenticare mai che nessuno di noi è libero se uno di noi è in catene.


(traduz. di Diego Siragusa)


LA NUOVA AMBASCIATRICE ISRAELIANA A MOSCA


di MARINELLA MONDAINI

15 aprile 2024


Israele si aspetta che la Russia condanni il massiccio attacco missilistico dell’Iran contro lo stato ebraico. Lo ha dichiarato a Ria Novosti l’ambasciatore israeliano a Mosca, Simona Halperin:
“Ci aspettiamo che i nostri colleghi russi condannino l’attacco senza precedenti dell’Iran contro il territorio israeliano e che la Russia si opponga ai tentativi dell’Iran di destabilizzare la regione”, ha dichiarato.
Immediata la risposta della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: "Simona, mi ricordi quando Israele ha condannato almeno un attacco del regime di Kiev alle regioni russe! Non se lo ricorda? Nemmeno io. In compenso, mi ricordo le regolari dichiarazioni a sostegno delle azioni di Zelenskij da parte di funzionari israeliani. Le stesse azioni criminali e terroristiche dei bastardi della Bankovaja (la via dove si trova l'amministrazione del presidente dell'Ucraina - M.M.) che anno dopo anno hanno provocato la morte di civili e la distruzione di infrastrutture civili.
L'ambasciatore Simona Halperin ha iniziato la sua missione a Mosca solo qualche mese fa, ma ha iniziato già molto male: il 5 febbraio scorso aveva subito accusato il Cremlino di "difendere il movimento palestinese di Hamas, proteggendo i suoi membri e accogliendoli srotolando per loro “tappeti rossi”. Così facendo il governo russo non solo non sostiene “la lotta al terrorismo di Israele” ma prende le parti di Hamas, che intenderebbe “replicare il 7 ottobre”, sminuendo, inoltre, la gravità dell’olocausto". La replica del Cremlino: "L'inizio del lavoro dell'ambasciatore israeliano in Russia è assai infruttuoso" .
Oggi abbiamo la dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri russo in relazione all'attacco di stanotte in territorio israeliano.
"Nella notte del 14 aprile, un gran numero di razzi e droni sono stati lanciati verso Israele. Secondo il Ministero degli Esteri iraniano, questo attacco è stato intrapreso nell'ambito del diritto all'autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, in risposta agli attacchi contro obiettivi iraniani nella regione, compreso l'attacco alla sezione consolare dell'ambasciata iraniana a Damasco del 1° aprile, che il nostro Paese ha condannato con forza. Purtroppo, a causa della posizione dei membri occidentali, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è stato in grado di rispondere adeguatamente all'attacco alla missione consolare iraniana.
Esprimiamo la nostra estrema preoccupazione per l'ennesima pericolosa escalation nella regione. Abbiamo ripetutamente avvertito che la natura irrisolta delle numerose crisi in Medio Oriente, in primo luogo nell'area del conflitto palestinese-israeliano, spesso alimentate da azioni provocatorie irresponsabili, porterà a un aumento della tensione. Invitiamo tutte le parti coinvolte a dar prova di moderazione. Confidiamo che gli Stati della regione risolvano i problemi esistenti con mezzi politici e diplomatici. Riteniamo importante che gli attori internazionali vi contribuiscano con atteggiamento costruttivo".

mercoledì 10 aprile 2024

LA FEROCIA INAUDITA DELLO STATO DI ISRAELE


di Alessandro Ferretti

9 aprile 2024


Se avete amici in buona fede che ancora non sono convinti dei comportamenti criminali dello stato di Israele, fate loro leggere la storia di Walid Daqqa, palestinese, nato nel 1961, morto l'altro ieri dopo 38 anni di galera.

Nel 1986, a 25 anni, Daqqa viene arrestato in relazione al rapimento e successiva uccisione del soldato israeliano Moshe Tamam, avvenuta due anni prima. Secondo l'accusa Daqqa non avrebbe eseguito materialmente l'omicidio, ma sarebbe stato il comandante della cellula del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina responsabile di tale atto.

Il processo non segue le regole del codice penale israeliano, ma le "Defence (Emergency) Regulations" del 1945, un corpus di norme privo di garanzie legali (sostanzialmente equivalente alla legge marziale) imposto in Palestina dall'amministrazione coloniale inglese, abolito nel 1948 dagli inglesi stessi ma ripristinato da Israele per utilizzarlo contro gli arabi.

Pur essendo un civile, Daqqa viene quindi processato da un tribunale militare che non pone alcun limite all'ammissione di prove (anche quelle acquisite in modo illegale) e non prevede il diritto di appello. Venne così condannato all'ergastolo, nonostante si sia sempre dichiarato pacifista e proclamato innocente: la sentenza viene poi commutata in 37 anni di carcere.

In prigione Daqqa riesce a laurearsi (nonostante gli venga impedito di avere libri) e si dedica all'attività politica, conducendo una lunga battaglia legale per ottenere la ripetizione del processo (sempre negata da Israele) e diventando un intellettuale influente e conosciuto sulla questione dei prigionieri e della resistenza all'occupazione israeliana. 

 Nel 2014 lo scrittore arabo-israeliano Bashar Murkus scrive e produce "A parallel time", una pièce teatrale basata sugli scritti di Daqqa, e la mette in scena ad Haifa. Succede un putiferio, i media in lingua ebraica accusano l'opera di "incitamento al terrorismo". Il governo israeliano ne approfitta per tagliare tutti i fondi al teatro Al-Midian, l'unico in Haifa a presentare opere in arabo. Dopo disperati tentativi di mantenerlo in vita, il teatro chiude definitivamente nel 2021.

 Nel 2015 gli viene diagnosticata una malattia del sangue, ma rimane in galera. Nel 2017 viene poi anche messo per settimane in isolamento (rischiando così di non poter chiamare aiuto in caso di trombosi) perché viene accusato di aver favorito un contrabbando di telefoni nella prigione. Per questo, le autorità israeliane lo condannano ad ulteriori due anni di detenzione, posticipando la data del rilascio da marzo 2023 a marzo 2025.

Nel 1999 si sposa in carcere, ma le autorità israeliane gli negano il diritto ad avere incontri intimi con sua moglie (diritto previsto dalla legge israeliana). Eppure, nel 2020 Daqqa ha una figlia, perché riesce a far uscire clandestinamente di prigione un campione del suo sperma. Per vendetta le autorità israeliane gli infliggono ulteriori restrizioni, tra cui di nuovo l'isolamento e il divieto di visita da parte dei parenti. Potrà vedere sua figlia solo una volta in vita sua, nell'ottobre 2022, dopo un'estenuante battaglia legale.

A dicembre 2022, a 61 anni, gli viene diagnosticato un tumore al midollo osseo in stato avanzato: avrebbe bisogno di un trapianto, ma le autorità israeliane non gli danno il permesso. Molti, incluso Amnesty International chiedono il suo rilascio per motivi umanitari e per consentirgli cure adeguate. Nell'aprile 2023 gli viene anche diagnosticata una polmonite e gli viene asportata (in carcere) una gran parte del polmone destro, ma la Corte Suprema israeliana continua a negargli la libertà su parola cavillando sul concetto di "giorni contati".

Dal 7 ottobre in poi la situazione peggiora ancora di più: Amnesty definisce gli ultimi sei mesi come "un incubo senza fine". Gli viene vietato qualsiasi contatto con la famiglia, telefonate incluse e il suo avvocato riferisce che gli vengono inflitte vere e proprie torture, pestaggi e altri maltrattamenti.

Walid Daqqa infine muore in galera l'altro ieri, dopo l'ennesimo rifiuto della Corte Suprema di scarcerarlo dopo 38 anni di detenzione, e senza aver potuto dare un ultimo saluto ai suoi cari. Il ministro dell'ultradestra sionista Ben-Gvir si rammarica su Twitter, ma solo perché avrebbe voluto che Daqqa fosse giustiziato prima... e la vendetta israeliana non è finita.

Le autorità si rifiutano infatti di consegnare il corpo di Daqqa alla famiglia per celebrare i funerali (che, nella tradizione islamica, devono avvenire al più presto) affermando che il suo cadavere verrà trattenuto fino a marzo 2025, ovvero la data di rilascio prevista per Daqqa da vivo. 

Forse non lo sapete, ma il sequestro dei cadaveri palestinesi è una pratica israeliana abituale. Lo stato di Israele detiene arbitrariamente a tutt'oggi i cadaveri di almeno 370 palestinesi; oltre 100, morti dopo il 2015, sono congelati negli obitori mentre oltre 250 sono nei "cimiteri dei numeri", luoghi in cui dal 1964 i corpi vengono seppelliti senza nome, con un solo cartello numerato. Il tutto, ostensibilmente, per "motivi di sicurezza"; ma secondo altri, il vero motivo è quello di nascondere le prove di torture inflitte ai prigionieri.

Direte che tutto questo è atroce, ma non è ancora finita. La famiglia di Daqqa, come da tradizione, anche in assenza del corpo ha montato una tenda per i funerali per accogliere le persone in lutto. Ebbene, ieri l'esercito israeliano è intervenuto e ha assaltato la tenda, lanciando gas lacrimogeni e sgomberando tutti gli intervenuti, picchiandoli e arrestandone cinque, tra cui due parenti di Daqqa. Poi hanno smantellato la tenda. Tutto questo non è avvenuto a Gaza o in Cisgiordania: è avvenuto in Israele, dove la famiglia di Daqqa (araba-israeliana) risiede da sempre. 

Nonostante tutto ciò che subì dai suoi aguzzini, Walid Daqqa rimase sempre una persona umana. Dopo vent'anni di carcere scrisse: "Devo confessare che, dopo 20 anni di reclusione, non sono bravo a odiare, nemmeno di fronte alla rozzezza e alla brutalità che mi impone la vita in prigione. Devo confessare che sono ancora un essere umano aggrappato al suo amore, aggrappato ad esso come una persona che veglia su un fuoco acceso. Persisto nel nutrire e fortificare questo amore, perché rappresenta il mio "modesto trionfo sul mio rapitore".

Quindi, quando incontrerete qualcuno che in buona fede ancora crede che Israele sia una democrazia, fategli leggere questa storia. Con quelli in cattiva fede risparmiatevi pure la fatica: con chi giustifica genocidi è inutile perdere tempo, dedichiamo le nostre energie alle persone umane e non a psicopatici sanguinari gonfi di ferocia e di odio per l'umanità.

Javier Elorza, ex ambasciatore spagnolo, sulla rinascita della Russia




Fonte: t.me/ukraine_watch

Javier Elorza, ex ambasciatore spagnolo in Russia, sulla rinascita avvenuta della Russia :


▪️Una volta ho trascorso cinque ore con il re di Spagna, Lavrov, Putin e altri cinque ministri russi. Conoscevo molto bene Lavrov, un uomo molto russo. È un grande diplomatico. Sapeva tutto a memoria. Ha sempre studiato i documenti, a differenza di tanti ministri che non leggono i documenti: si stancano, si stancano, chiedono di essere raccontati, di essere riassunti.

▪️Lavrov leggeva sempre tutto da solo e sapeva di ogni argomento più di chiunque altro presente. Era un professionista, un uomo molto leale [fedele a chi?] alla Grande Russia guidata da Putin.

▪️Ci sono ancora persone qui che pensano che Putin sia Putin, e se muore sarà tutto finito. Non ti rendi conto che in Russia ci sono mezzo milione di persone dell'FSB al potere? È come la Scuola Nazionale di Amministrazione in Francia: è una gerarchia, sono le élite, sono loro a comandare.

▪️E questo è successo perché Eltsin ha distrutto l'URSS. L’FSB deve essere rimasto sbalordito. Come ogni élite, l’FSB è conservatore e vuole mantenere ciò che ha. Questa "esplosione" ha portato al potere Putin, che voleva ricostruire il Paese in modo che non si disintegrasse ulteriormente. Questo era il rischio.

▪️Undici fusi orari per Vladivostok. Etnicità? Fate la vostra scelta.

Aree scarsamente popolate. Un confine con la Cina che ha una storia di conflitti. Un Caucaso islamico potenzialmente aggressivo. Questo è ciò che ha ottenuto Putin. Ha unito la Russia intera. E  mi dite, è una cosa buona o cattiva?

▪️Penso che sia una buona cosa. Cosa sarebbe successo se l’Occidente avesse dovuto fare i conti con sei repubbliche sovietiche, con le loro armi nucleari, con pazzi e autocrati? Non solo uno, ma sei? Putin non permetterà che ciò accada. Molti europei conoscono molto bene questa Russia. Spesso non osano dire quello che pensano. Pensiamo che i nostri valori, i nostri diritti umani e i nostri codici di condotta siano qualcosa da applicare. Pensiamo che il mondo sia unipolare e che noi, l’Occidente, siamo l’unico polo.